Se gli UAV sono in grado di muoversi liberamente nell’aria secondo rotte prestabilite o fornite attraverso comandi via radio dall’operatore al suolo e i cui sensori possono essere orientati su bersagli per poi seguirlo automaticamente, gli attuali robot terrestri sono essenzialmente dei veicoli radioguidati, che seguono i comandi provenienti dalla console per quanto riguarda il movimento, l’orientamento dei sensori visivi e quello degli eventuali attuatori (o sistema di protezione o di attacco).
Mirare alla realizzazione di un prototipo in grado di eseguire la propria missione senza nessun apporto dell’operatore richiede ancora notevoli sviluppi, soprattutto sulla tecnologia informatica: il sistema robot dovrebbe analizzare tutti i suoi sensori (videocamere, videocamere termiche, sensori di movimento, sensori IED, ambientali, IR, ecc..) e prendere in modalità autonoma decisioni che riguardano il movimento, la scelta di un percorso, la scelta di un percorso alternativo, il riconoscimento di una persona o oggetto sospetto (possibile minaccia), individuazione e scavalcamento di ostacoli. Oltre queste fondamentali caratteristiche, il robot utilizzato in teatri di battaglia, dovrebbe essere dotato anche di sistemi di protezione attiva adeguati, o essere dotato di un sistema di autodistruzione in caso di attacco dell’avversario.
Alcuni sviluppi attuali hanno portato alla realizzazione di tre robot terrestri (USA):
• ARV, Armed Robotic Vehicle, veicolo da cinque tonnellate su scafo ruotato 6×6, nelle versioni d’assalto e ricognizione, sorveglianza e acquisizione obiettivi (RSTA);
• SUGV, Small Unmanned Ground Vehicle, piccolo cingolato destinato alla ricognizione specie in ambiente urbano e in zone di difficile accesso quali gallerie, fognature e caverne, equipaggiato con sensori modulari di vario tipo, ottico e chimico;
• MULE, Multifunctional Utility/Logistics and Equipment Vehicle, robot 6×6 ruotato ‘cingolabile’ da 2,5 tonnelate ad alta mobilità, dotato dello stesso sistema di navigazione autonoma ASN (Autonomous Navigation System) dell’ARV e di tre differenti pacchetti di missione, trasporto, sminamento e assalto leggero. Il MULE opererà in supporto diretto alla squadra, trasportandone il carico (fino ad una tonnellata), assicurando la funzione di scoperta, segnalazione e neutralizzazione delle mine, e fornendo un supporto di fuoco e ricognitivo.
Il continuo sviluppo e innovazione anche in questo settore altamente tecnologico, riveste un’enorme importanza sulla strategia di protezione e sicurezza del personale (combattente e non). I robot, infatti, spesso sostituiscono i combattenti di “prima linea”, i più esposti ad attacchi frontali o di tipo terroristico; l’aspetto più importante è la facilità e immediatezza di coesione tra robot e sensori di tipo C.B.R.N., anti-IED o di sistemi di protezione attiva automatica/semi-automatica in grado di effettuare un primo attacco o di eliminare la fonte dell’attacco avversario. La notevole diminuzione di perdite di vite umane sui teatri di battaglia grazie all’apporto di questi “combattenti robotizzati”, rende questo settore in continua crescita e sviluppo da parte di molti Paesi dell’alleanza con il supporto di enti di ricerca e università.
Una pietra miliare nel campo della robotica terrestre è stata posta alcuni anni fa quando fu disputata la prima competizione del “Grand Challenge” organizzata dalla DARPA (Defense Advanced Research Project Agency) statunitense.