In sintesi la minaccia terroristica (asimmetrica) è rappresentata dall’abilità di condurre con successo un attacco contro un grande quantitativo di forze, supportata dall’opportunità di selezionare il tempo, il luogo e il bersaglio per l’attacco, godendo così di un virtuale monopolio dell’offensiva da condurre.
La forma molto più pericolosa e forse meno attesa potrebbe essere una attacco di tipo C.B.R.N. (chimico, biologico, radiologico e nucleare).
I parametri necessari a valutare quantitativamente il rischio sono: probabilità, vulnerabilità e danno, precisando che quest’ultimo diviene impossibile da quantificare quando ci sono delle vittime. Molti sono gli agenti chimici e biologici potenzialmente letali, inclusi vari insetticidi e tossine industriali che possono essere prodotte o comunque acquistate in modo relativamente semplice.
La probabilità di un attacco o incidente di tipo terroristico C.B.R.N. può essere legata all’impiego prioritario di materiale chimico o biologico, mentre per il terrorismo nucleare saranno da considerare solo le contaminazioni di tipo radiologico con l’utilizzo di sostanza radioattive.
Di seguito presentiamo alcuni dati sul pericolo C.B.R.N. :
• Il 20 marzo 1995, un attentato terroristico tramite una sostanza chimica, il Sarin, provocò la morte di 12 persone e 5500 intossicati;
• L’incidente nel 1984 nell’industria chimica di Bhopal in India provocò 8.000 e circa 200.000 feriti;
Alcune stime hanno dichiarato che:
• 28 grammi di antrace introdotti nel sistema di condizionamento di uno stadio coperto potrebbero infettare 70-80 mila persone entro un’ora;
• spore di antrace spruzzato su Washington da un aereo potrebbero causare la morte fino a 3 milioni di persone (in condizioni meteorologiche favorevoli);
• 3 Kg di tossina botulinica potrebbero uccidere l’intera popolazione mondiale, se diffusa opportunamente con idonee condizioni meteorologiche;
Come prospettive del contrasto, l’obiettivo della politica italiana per fronteggiare la minaccia C.B.R.N. dovrà essere basata su un capillare controllo delle armi, sul controllo dei rifornimenti e del commercio con i Paesi esteri a rischio, sulla dissuasione dall’uso e sviluppo delle capacità difensive. L’aspetto tragico derivante dall’uso di agenti C.B.R.N. deve indurre tutti i Paesi civili ad adottare una necessaria azione unitaria diretta a contrastare ed eliminare tali armi dalle mani dei Paesi a rischio. Molte sono state le convenzioni internazionali (Protocollo di Ginevra 1925, Convenzione di Londra sulle armi biologiche 1972, Convenzione sulle armi chimiche di Parigi 1993) che hanno visto la necessità di controllare la proliferazione delle suddette armi.
Questi accordi, del resto, sono sottoscritti da Stati sovrani, mentre il terrorista si muove al di fuori dello Stato.
Dal momento che tali minacce possono verificarsi anche nel diversi contesti operativi dove sono impegnati gli eserciti alleati, bisogna prevedere la messa in sicurezza e protezione di tutti i mezzi e gli uomini: adeguate strumentazioni, equipaggiamenti e personale specializzato, riduzione o rimozione della minaccia, minimizzazione della vulnerabilità, queste sono le necessarie e principali azione da intraprendere.
In tal caso, ricordando ad esempio la Guerra del Golfo, l’Esercito dispose, sul suolo italiano, la protezione sia del personale che delle struttura di molti punti strategici che potevano essere interessati da attacchi C.B.R.N., come per esempio le più importanti centrali idriche (smistamento e concentrazione di acqua potabile).
Il problema della protezione, dunque, deve essere affrontato, studiato e risolto con determinazione e volontà. La capacità di scoperta e un’adeguata protezione del personale impiegato nel settore è essenziale per ridurre il rischio, ed anche il guadagno che l’aggressore può avere dall’attacco stesso.